Il termine anglosassone “Scalability”, in italiano “Scalabilità”, si è molto diffuso negli ultimi anni nel mondo delle start up.

Con esso si intende la capacità di una impresa di crescere di scala, cioè di aumentare le proprie prestazioni quantitative, replicando il proprio modello anche tramite una estensione geografica.

Il concetto di Scalabilità è nato in ambito tecnologico, e in specifico in quello dei sistemi informatici, dove è possibile aumentare le prestazioni del sistema aggiungendo processori, memoria o altri dispositivi elettronici.

E’ evidente che per potere crescere in termini quantitativi un sistema ha bisogno di risorse standardizzate e replicabili, e indubbiamente processori, memorie e altri dispositivi elettronici lo sono.

Qui però nasce un pericoloso equivoco in chi tende a considerare troppo le tecnologie e troppo poco le risorse umane.

Per una impresa crescere di dimensione, ed espandersi geograficamente, urta contro la difficoltà di replicare in modo standardizzato le competenze, le attitudini, le motivazioni del nucleo di persone che hanno fondato l’impresa. A ciò si aggiunga che espandersi in altri territori significa fare i conti con altre culture, mentalità, disponibilità di spesa.

Non a caso, se prendiamo un ambito importante come quello della ristorazione, la scalabilità dei modelli di business la troviamo nelle catene di fast food all’americana (hamburger, patatine fritte e poco altro) e non certo nella ristorazione di qualità medio-alta, dove la creatività dei cuochi, la qualità del servizio, la piacevolezza dell’ambiente fanno la differenza e non sono certo scalabili.